La Commissione Cultura della Camera ha approvato una mozione presentata dalla Lega, che impone un freno alla cosiddetta “ideologia gender” nelle scuole italiane.
Il provvedimento ha come obiettivo il divieto di iniziative scolastiche che possano promuovere la “ideologia gender”, con un focus sulla presenza di persone come le drag queen nelle aule, viste dal partito come elementi di una presunta campagna di “indottrinamento” ideologico nei confronti dei bambini più piccoli.
La mozione ha ottenuto il pieno sostegno della maggioranza, trovando riscontro anche in Fratelli d’Italia, che condividono la posizione di contrasto all’attivismo LGBTQIA+ nel contesto scolastico. La misura è stata vista come un argine contro ciò che viene considerato un rischio di “iper-sessualizzazione” dei minori.
Le reazioni dell’opposizione non si sono fatte attendere, diversi esponenti politici hanno manifestato forte contrarietà, definendo la decisione come una “crociata ideologica” che distoglie l’attenzione dai problemi reali della scuola italiana, come la mancanza di risorse e il ritardo nelle politiche educative.
Le critiche si concentrano anche sul rischio che questa mozione contribuisca a marginalizzare ulteriormente le persone LGBTQIA+ nel paese, creando un clima di esclusione e discriminazione piuttosto che promuovere inclusività e rispetto nelle scuole.
Il dibattito evidenzia ancora una volta come la questione dei diritti e delle libertà individuali sia un terreno di scontro politico in Italia, con la scuola come campo principale su cui si giocano le battaglie culturali, ed è inevitabile chiedersi se queste misure possano rafforzare divisioni sociali già esistenti, limitando il dialogo e il confronto su temi cruciali per la crescita culturale e civile delle nuove generazioni.